Partecipazione è…
Il Ticino è da tempo interessato dalla tematica demografica che allarma molti Paesi occidentali: il crescente squilibrio demografico tra le persone in pensione e quelle attive, tra la popolazione anziana e quella giovane. Il nostro Cantone ha l’evidente necessità di uscire in tempi brevi da questa scomoda situazione ridando serenità e fiducia alle persone che desiderano avere dei figli. Attualmente nel diventare genitori siamo infatti vittime dell’incertezza e confrontati con diversi ostacoli, uno di questi è rappresentato dalla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
Le donne si trovano di fronte a un bivio, ovvero dover scegliere tra la carriera e la famiglia. Spesso, il ricorso a un aiuto per la cura dei figli risulta più oneroso del salario percepito, considerata anche la disparità salariale di genere. Di conseguenza, molte coppie decidono che sia l'uomo a lavorare, poiché è probabile che possa contribuire in modo più consistente al sostentamento della famiglia.
Quali sono, dunque, gli ostacoli nel mondo del lavoro per chi desidera formare una famiglia? E quali possono essere i rimedi possibili? In che modo lo Stato e l'economia possono aiutare, ripartendosi i compiti, per migliorare la situazione attuale? Cosa possono fare direttamente i Comuni? Qual è la situazione a Lugano?
Ora, ricercatori scientifici, politica, imprese e istituzioni, stanno vagliando diverse soluzione e formulando idee e progetti a risoluzione della problematica. Brevemente, in ordine casuale, alcune proposte emerse nel corso degli ultimi anni:
- promuovere orari di lavoro flessibili, permettendo a chi lavora di scegliere gli orari di lavoro che meglio si adattano alle esigenze della propria famiglia;
- garantire congedi parentali retribuiti più lunghi per entrambi i genitori, in modo da favorire una maggiore partecipazione alla cura dei figli da parte di ambedue;
- offrire asili nido accessibili e di alta qualità per consentire ai genitori di lavorare senza preoccuparsi della cura dei figli;
- incoraggiare il lavoro da casa per consentire ai genitori di conciliare il lavoro e la cura dei figli;
- promuovere un sano equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, sancendo legalmente il diritto a disconnettersi dal lavoro al di fuori dell'orario lavorativo;
- introdurre migliori condizioni fiscali per il secondo stipendio e permettere maggiori deduzioni fiscali in merito ai costi sostenuti per la cura dei figli.
Tante belle e interessanti misure, ma diciamocelo: lavorare e crescere i figli occupandosi delle faccende domestiche ha ancora una forte influenza sulle scelte di carriera delle donne, soprattutto per le laureate. Se le condizioni glielo permettessero, le giovani mamme aumenterebbero volentieri le ore di lavoro e il loro grado di responsabilità. Per non dimenticare, ricordiamoci che:
- in Svizzera esiste ancora un’importantissima disparità salariale tra uomo e donna dell’11% medio e addirittura del 17% in caso di posizioni di quadro (superiore o medio)< [Fonte: UST – Rilevazione svizzera della struttura dei salari (RSS)];
- in Svizzera il 51% dei laureati che escono dai nostri atenei è rappresentato dalle donne;
- Il tasso di occupazione medio delle donne (quelle che lavorano) è del 70% contro il 94% degli uomini;
- Il 7,1% dei dipendenti uomini ricoprono la posizione di membri della Direzione. Per le donne questo dato scende al 3,6%, praticamente la metà;
- Tra 25 e 29 anni, il tasso di occupazione delle donne laureate non differisce da quello degli uomini. Dal momento che diventano genitori, aumenta drasticamente la differenza del tasso tra uomo e donna;
- In Ticino (ma anche a Lugano) si lamenta una carenza di manodopera qualificata anche se nel frattempo lasciamo in panchina donne capaci e preparate per cui, tra le altre cose, abbiamo investito miliardi nella formazione;
- Da un sondaggio condotto da Sotomo nel 2021 è emerso che per il 63% delle donne intervistate, condividere le responsabilità domestiche e di cura dei figli permetterebbe di trovare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Fra gli uomini, solo il 35% è di questo parere.
Personalmente credo perciò che debba avvenire un cambio epocale a livello culturale e che i retaggi del passato siano definitivamente rimossi.
Devono essere definite e introdotte politiche chiare ed efficaci di conciliazione tra ambito famigliare e professionale, con il preciso scopo di disciplinare una mentalità paritaria con una partecipazione concreta ed effettiva dei padri a livello di responsabilità domestiche e di cura dei figli. Dovrà essere promossa una cultura di perfetta equiparazione dei compiti tra i genitori. Solo cambiando il nostro modo di porci e di pensare al concetto di famiglia potrà portare evidenti benefici alla parità, all’occupazione e all’impegno delle donne. E forse così riusciremo a invertire la tendenza all’invecchiamento del nostro Paese.
La nostra splendida Città, a livello di offerta culturale, non è seconda a nessuno rispetto agli altri grandi centri urbani della Svizzera. Per ogni 100’000 abitanti, Lugano conta 16 musei, 8 teatri e 3 cinema [Fonti: UST – SSCin, Statistica svizzera dei musei e City Statistics, CityStatistics]. Numeri di tutto rispetto se si pensa al carattere periferico della nostra Città. Senza nulla togliere a Lugano, il confronto con aree urbane come Zurigo, Ginevra e Berna potrebbe davvero rilevarsi insostenibile. E invece la Città dimostra di essere davvero frizzante dal punto di vista delle offerte culturali e di strutture come il LAC, il Teatro Foce, il Museo MASI (con le sedi al LAC e a Palazzo Reali) e tanti altri centri di cultura e spettacolo che vantano numeri davvero interessanti: nel 2022 i nostri musei hanno ospitato quasi 67'000 visitatori e agli spettacoli proposti dai nostri teatri hanno assistito oltre 110'000 spettatori.
Ma i veri numeri da capogiro li fa Lugano Eventi e in particolare il LongLake Festival: nel 2022, con le sue quasi 700 proposte, ha attirato la bellezza di oltre 270'000 spettatori! Tanta roba!!! [Fonte: https://statistica.lugano.ch/site/lugano-in-cifre-2023]
Possiamo definire Lugano come una Città meravigliosa in cui vivere, unica per bellezza e potenziale. I luganesi hanno largamente dimostrato che, se la Città organizza e propone eventi alla portata di tutti, la partecipazione è assidua ed entusiasta.
Per questo motivo, il già egregio lavoro della Divisione Eventi e Congressi, andrebbe incoraggiato e sostenuto nel proporre una continuità di intrattenimento su tutto l’arco dell’anno.
Pensando in particolare ai giovani, esperienze molto ben riuscite come la Straordinaria, un progetto socio-culturale in favore dell’aggregazione sociale e culturale che ha permesso a cultura indipendente, popolazione e istituzioni un’interazione forse unica nel suo genere alle nostre latitudini. Questo tipo di iniziative andrebbero incentivate e proposte con una certa continuità, magari coinvolgendo, perché no, i più giovani (ragazzi e ragazze tra i 15 e i 18 anni). Sarebbe davvero un bellissimo esempio di cosa significhi per davvero “Libertà è partecipazione”. In questo caso partecipazione sarebbe un contributo tangibile alla creazione di momenti di aggregazione, svago, cultura e divertimento giovanile. Con grande senso civico e di responsabilità.
Ora, dobbiamo riconoscere che il Pvp e soprattutto la galleria Vedeggio-Cassarate hanno migliorato alcuni accessi alla Città (penso in particolare a Lugano Sud e a Cornaredo). Ma è altrettanto vero che altre vie di traffico sono diventate quasi impossibili da percorrere (penso in particolare a via Balestra, via Pioda, con tutte le sue laterali che la collegano a corso Elvezia, e corso Elvezia stesso). Evitiamo poi di parlare di cosa succede quando capita un incidente durante gli orari di rientro dal lavoro. Tutto il traffico, sia esso cittadino o autostradale, si paralizza e si passano ore nell’abitacolo della propria vettura ad attendere che la situazione si sblocchi.
Ora, esperti e politica, hanno formulato diverse proposte atte a risolvere il problema del traffico nella nostra Città, che vi elenco brevemente, in ordine casuale:
- investire nella tecnologia, come semafori intelligenti sistemi di monitoraggio del traffico in tempo reale, e introdurla per gestire in modo più efficiente il traffico;
- favorire maggiormente una mobilità sostenibile sostenendo e incentivando l'uso della bicicletta e promuovendo la creazione di piste ciclabili sicure e ben collegate;
- promuovere una maggiore consapevolezza sui problemi legati al traffico e incentivare comportamenti più sostenibili e responsabili;
- introdurre zone a traffico limitato o pedonali;
- potenziare e migliorare il trasporto pubblico con un servizio più granulare e frequente.
Tutte soluzioni sicuramente interessanti e, senza voler peccare di faciloneria, anche abbastanza immediate (e quando parliamo di immediatezza, in politica di parla di qualche lustro) nella loro applicazione.
Ma sono alternative di ripiego che non forniscono una soluzione definitiva al problema. La loro applicazione corrisponde al tentativo di bloccare un’emorragia con dei semplicissimi cerotti.
Guardando i risultati ottenuti con l’attuale Pvp (decongestionamento di alcune vie di accesso) e la conformazione del nostro territorio cittadino, sono convinto che si debba investire nelle infrastrutture. Magari, la butto là, creando delle strade di circonvallazione concentriche che uniscano la porta Sud di Lugano alla porta Est, passando dalla porta Nord. Immaginatevi insomma dei semi cerchi (3/4 arterie, magari a 3 corsie modulabili a dipendenza della direzione del flusso e della concentrazione del traffico), che partono dalla riva del lago e arrivano fino ai confini a sud, nord e est della nostra splendida Città. E, tra un’arteria e l’altra in cui confluirà il traffico di transito, le vie cittadine libere, senza ingorghi, code e automobilisti esauriti. Non sono un ingeniere del traffico, ma sono convinto che con un po’ di creatività, pragmatismo e buon senso, una soluzione condivisa sia alla portata della nostra Città.
Secondo lo studio “Verwaltungswachstum Facts & Figures-20220913” di Marco Portmann e del Dr. Christoph Schaltegger, il primo Responsabile della ricerca e il secondo Direttore dell’IWP (Istituto per la politica economica svizzera) dell’Università di Lucerna, la spesa per il personale dell’amministrazione pubblica negli ultimi 25 anni è cresciuta del 26%. Inoltre, negli ultimi 30 anni il PIL della Svizzera è quasi raddoppiato (97%) mentre la spesa pubblica ha conosciuto un aumento del 117%. In base ai dati ufficiali forniti dallo studio, la macchina dell’amministrazione pubblica, dal 2011 al 2019, in termini di numero di impieghi, è cresciuta del 12% rispetto a una crescita del 9.7% del settore privato. Lo Stato è quindi diventato indubbiamente il principale datore di lavoro svizzero e offre condizioni di lavoro decisamente più attrattive rispetto alle aziende che operano nel privato. Basti pensare che un impiego nell’amministrazione federale offre una retribuzione superiore di quasi il 32% rispetto a una società di diritto privato.
Pur non disponendo di uno specifico studio rispetto alla situazione dell’amministrazione pubblica della nostra Città, è presumibile che la situazione riscontrata a livello nazionale si replichi almeno in parte anche alle nostre latitudini: nel 2018 Lugano impiegava 1'210 unità di personale di ruolo, mentre il pre-consuntivo 2023 indica di aver impiegato 1'363 collaboratori (+153, ovvero il 12,65% in più di effettivi rispetto a 6 anni fa).
Ora, non conosco nel dettaglio la struttura organizzativa della nostra Città e di conseguenza faccio fatica a immaginare possibili soluzioni per ridurre la continua necessità di nuove risorse. La mia opinione da utente dei servizi cittadini, è che l’intero apparato potrebbe operare in maniera più efficace ed efficiente. In questo senso la digitalizzazione, ma quella vera e non di facciata, potrebbe dare un contributo importante a tutta l’organizzazione.
Mi riferisco ad esempio ai sistemi di gestione documentale e i relativi flussi di lavoro. E mi spiego meglio: abbiamo tutti un abbonamento con un fornitore di servizi di telefonia. Bene, fatto salvo una hotline, queste strutture gestiscono la relazione con il cliente in una forma totalmente digitalizzata. Le informazioni relative ai nostri contratti, le fatture, gli estratti conto, le offerte e altro ancora le troviamo sul loro portale a cui accediamo con le nostre personali credenziali. Se dobbiamo apportare delle modifiche al nostro profilo, dobbiamo occuparcene direttamente sul portale del fornitore. Oltre a snellire i flussi di lavoro, l’aspetto maggiormente interessante è il fatto che l’informazione viene inserita direttamente dalla fonte (il cliente) e può essere poi utilizzata lungo tutta la filiera di produzione e erogazione del servizio.
Lugano ha già avviato questo processo, introducendo ad esempio uno sportello digitale accessibile all’utenza (sia persone fisiche che giuridiche). Sicuramente un passo importante, ma ancora insufficiente. Siamo ancora ben lontani dalla vera digitalizzazione.
Per capirci: ho creato, questo già qualche anno fa, un account eGov. Ora, entrando sul mio profilo, non ho praticamente accesso ad alcuna informazione circa la mia “relazione” con la Città. Vorrei ad esempio un estratto conto dettagliato per anno fiscale di quanto versato negli anni. Posso fare questa richiesta online che dovrà essere trattata da un funzionario e che in seguito mi verrà trasmessa per posta. In realtà questa informazione dovrebbe già essere disponibile sul portale eGov e accessibile in tempo reale dall’utenza. E la mia richiesta non dovrebbe essere trattata da nessun funzionario, il quale potrebbe dedicare il suo tempo ad attività di maggior valore che non stampare un estratto, imbustarlo e inviarmelo.
Detto questo, non sono neppure a favore di una digitalizzazione estrema che sostituisca il servizio tradizionale allo sportello per quell’utenza ancora poco avvezza all’innovazione. Il contatto e il calore umano, così come una consulenza personalizzata, devono essere garantite dall’amministrazione comunale.
In conclusione, Lugano ha la necessità di sviluppare una strategia chiara e dettagliata per la digitalizzazione della propria amministrazione. E in questa strategia dovranno essere definiti obiettivi, risorse necessarie, priorità e tempistiche d’implementazione dell’intera nuova struttura organizzativa nell’ottica di ottimizzare flussi, processi, operazioni e servizi.
Credo fermamente che una progettualità a lungo termine sia imprescindibile, specie se si parla di governare un Paese. Nell’ultimo decennio da questo punto di vista, sia a livello cantonale che comunale, ritengo si sarebbe potuto lavorare di più e meglio.
I motivi sono presumibilmente riconducibili a insicurezze dettate dal contesto congiunturale in cui opera il nostro Cantone e la nostra Città. La piazza finanziaria, in particolare quella di Lugano, con la crisi finanziaria globale del 2008, ha conosciuto un ulteriore ridimensionamento del suo ruolo nel contribuire alla crescita e al benessere del nostro Paese: basti pensare che il settore bancario, in Ticino, ha perso, tra il 2011 e il 2021, la bellezza di 1'700 posti di lavoro, ovvero il 25% della sua capacità (siamo passati da quasi 6'700 collaboratori nel 2011 a poco più di 5'000 nel 2021). E Lugano, la terza piazza finanziaria a livello nazionale, ha indubbiamente sofferto enormemente della perdita di posti di lavoro e dei mancati introiti fiscali che le banche hanno generato per davvero tanti anni.
Va precisato che il settore è comunque riuscito a mantenere, attraverso una diversificazione di attività e servizi, la sua attrattività rispetto a un mercato che è stato completamente stravolto da cambiamenti normativi dettati da altri Paesi e organizzazioni internazionali.
Ma perché parlo di un settore, quello finanziario, che indubbiamente non è nelle mie corde? Semplicemente per ricordare che il benessere della nostra Città è stato costruito, a partire dagli anni 50/60, anche grazie alla visione di politici che hanno creato delle condizioni quadro affinché tutto il settore finanziario potesse fiorire e prosperare. Dagli inizi degli anni ’90 queste condizioni hanno cominciato a venire meno. La politica, oserei dire inerme di fronte alla potenza di fuoco dell’intero globo, anziché ripensare a ciò che avrebbe dovuto diventare il nostro Paese di fronte a cambiamenti inesorabili ed epocali, è rimasta a guardare il lento declino di un intero settore economico fino a quel momento trainante.
Dobbiamo tornare quindi a proporre una politica che costruisca i ponti necessari per affrontare le sfide del futuro, che ci indichi una rotta precisa, che ci dica che Città vogliamo consegnare nelle mani delle generazioni future. Dobbiamo permettere alla politica di prendersi dei rischi, ben calcolati e ponderati per carità, ma dobbiamo concedergli la possibilità di sbagliare, di osare, di prendere decisioni, di imparare dai propri errori per ripartire poi più forti di prima.
Perciò ben vengano iniziative (Plan B) orientate al futuro come quelle del Sindaco Michele Foletti per accelerare l’uso della tecnologia blockchain (purtroppo non esiste una traduzione in italiano di questo termine) e sfruttarla come base per trasformare il tessuto economico/finanziario della Città. Si tratta di una innovativa tecnologia di database per conversare e far circolare in rete in maniera sicura delle informazioni uniche e univoche che non possono in alcun modo essere copiate o replicate (gli esperti di blockchain mi perdoneranno per la mia definizione pressapochista, poco tecnica o addirittura errata, ma utile allo scopo di farmi capire). Oggi è utilizzata principalmente per lo scambio delle criptovalute, ma questa tecnologia ha un enorme potenziale per una vastissima gamma di altri impieghi, come ad esempio già avviene con gli NFT (Non-fungible token, ovvero certificati che attenstano l’autenticità e la preprietà di un oggetto digitale).
Credo che l’onorevole Foletti abbia la visione di trasformare la Città di Lugano in un centro di competenza globale sulle tecnologie blockchain, creando nuovi posti di lavoro a grande valore aggiunto e facendo diventare i nostri atenei dei poli di formazione specializzati sulle applicazioni delle criptovalute, delle blockchain e dei suoi altri innumerevoli potenziali utilizzi.
Ben vengano progetti contestati e criticati come il LAC che poi portano indotto, turismo, arte, musica e cultura con artisti di caratura mondiale. O ancora il PSE che sono certo sarà un altro successo, tanto quanto il LAC.
E per finire, dobbiamo sostenere con grande convinzione, in vista del referendum (Rfo), l’acquisto dello stabile EFG per trasformarlo nella cittadella della Giustizia. Inutile raccontare di quanto sia strategico per la nostra Città poter garantire, alla nostra regione e all’intero Cantone, di concentrare la Giustizia, per altro oggi sparsa praticamente su tutto il territorio cantonale, in un unico luogo di prestigio e rappresentativo. Conosciamo tutti le condizioni imbarazzanti in cui versa del Palazzo di Giustizia in via Bossi. Credo che nessuno voglia che la nostra magistratura debba operare in una situazione di tale disagio e precariato.
Osiamo, utilizziamo le nostre risorse per progetti che porteranno benefici a tutta la collettività, indotto all’economia cittadina e introiti alle casse della Città.
Lugano è e deve restare il principale polo del Canton Ticino.